Qualche tempo fa la mia bolla esultava perché il Governo aveva approvato lo stanziamento di fondi (500.000 euro, per intenderci, un trilocale ampio a Bande Nere) per fare la celeberrima Educazione Sessuale e Affettiva nelle scuole italiane (quanto servirebbe anche negli uffici, nelle aziende, nelle piazze, ma soprassediamo).
Da qualche giorno, però, la mia bolla è contrita perché quei soldi sono stati dirottati per fare formazione e prevenzione all’infertilità. Sempre a scuola. Sempre i 500kappa di cui sopra. Un seminterrato in zona Porta Venezia.
Francamente fa un po’ sorridere l’idea di formare i docenti (di che? Inglese? Matematica? Ginnastica?) affinché parlino agli adolescenti di infertilità (quale sarebbe il sottotesto, mi chiedo: figliate ora, figliate subito, prima che le vostre riserve ovariche si esauriscano o i vostri spermatozoi soggetti a interferenti endocrini dichiarino la resa? Chissà). Naturalmente l’infertilità è un tema importantissimo ed è un fenomeno in aumento, ma forse va affrontato nelle sedi opportune e diciamo che così, a naso, mi sembra che di tutto ciò che può interessante un adolescente di questo millennio (preciso, perché le nostre nonne magari si sono riprodotte a 15 anni), figliare credo sia un’opzione non classificata, fuori concorso, al massimo un incidente di percorso (che sarebbe opportuno evitare con appositi dispositivi in merito ai quali essere eventualmente edotti). Tanto più se si pensa a quegli esponenti della GenZ che si narra abbiano contezza della condizione drammatica in cui versa il Pianeta.
Pare che questa sia una trovata della nostra classe politica per affrontare il problema della denatalità, come se la principale causa dell’inverno demografico fossero i problemi di infertilità e non anche - e soprattutto - l’instabilità economica e politica, l’inconciliabilità di sfera professionale e familiare, il costo della vita spropositato e non mi riferisco al superfluo ma al necessario, tipo una casa; l’assenza di servizi a supporto delle famiglie; l’incertezza storica che tutti respiriamo e che ogni volta ti fa pensare a quanto coraggio ci voglia a mettere al mondo della prole oggi (e sì, le nonne suddette partorivano a 15 anni, senza epidurale e sotto le bombe, d’accordo, brave loro, ma secondo me se avessero potuto scegliere, se lo sarebbero risparmiato).
Inoltre, mi sembra evidente che ciò di cui abbiamo bisogno, come famiglie, come cittadini, come genitori e come figli, sono spazi sicuri nei quali affrontare le sfide culturali e sociali di oggi. Abbiamo bisogno di parlare innanzitutto di corpo (com’è fatto, come funziona, quali sono i processi biologici e fisiologici, quali le implicazioni psicologiche, quali le disfunzioni), di consenso (questo sì andrebbe spiegato fin dall’età tenerissima, il rispetto dei confini, l’ascolto di sé, la facoltà di dire no), di relazioni sane ed equilibrate, basate sul rispetto reciproco e non sulla gelosia o su comportamenti controllanti (perché la violenza di genere è una piaga e nessuna di noi può considerarsi davvero al sicuro, nemmeno Ginevra, Meloni lo sappia); di gestione delle emozioni; di prevenzione e cura delle infezioni sessualmente trasmissibili (superando lo stigma che le accompagna da sempre); di sessualità ad ampio spettro, del ruolo che ha per il nostro benessere psicofisico, del significato che può assumere nella relazione con sé e con l’altro da sé; di stereotipi e di mandati performativi; di immaginario condiviso e di pornografia; di sessualità digitale e analogica; di orientamenti possibili. Di modalità di relazione possibili. Di piacere. Di desiderio. Di comunicazione. Di un linguaggio da apprendere ed esercitare come espressione intima della nostra umanità. Questo per me sarebbe fare educazione sessuo-affettiva.
Poi c’è anche la questione riproduttiva, che è collegata alla sessualità, per carità, ma che non la esaurisce. È vero, la nostra specie si riproduce ancora in larga parte fornicando (anche se il ricorso alla pma è in progressivo aumento) però non siamo solo utero e scroto. Non siamo solo gameti che si incontrano. C’è molto, moltissimo altro ed è di quel moltissimo altro che gli individui hanno bisogno di parlare e capire, chiedere e sapere, per vivere con maggiore serenità e consapevolezza nel consesso civile e nel privato. Negare l’esistenza del sesso ricreativo, diciamo così, quello che non ha un fine riproduttivo, è surreale. Anacronistico. Una cosa che persino nel Medioevo avrebbero riconosciuto senza difficoltà.
Ciò detto, la cosa che mi ha colpita di più, è stata la cifra. La cifra signori. MEZZO MILIONE DI EURO. Voglio dire, se domani comprassi un grattaevvinci e vincessi 500kappa, ne sarei ben felice. Ma pensare che si possa attuare un’educazione strutturata nelle scuole (per incentivare gravidanze precoci o scoraggiarle, fate voi) con quella cifra è ridicolo. Mi chiedo, inevitabilmente, quanto costino, per dirne una, le ore di religione a scuola. A partire dalla scuola dell’infanzia (true story, ho dovuto compilare il modulo per chiedere l’esonero di mia figlia, età: 3 anni e mezzo). Ore di religione per tutto il ciclo scolastico, in tutto il Paese, pagate con i soldi pubblici. Quanto ci costano?
Mi risponde un articolo di Repubblica dell’aprile 2024: le ore di religione ci costano 859 MILIONI DI EURO. Ripeto: ottocentocinquantanove milioni di euro per la religione. Mezzo milione per l’educazione sessuale e affettiva. Fazzoletti e carta igienica portateli da casa, che li abbiamo finiti. Inglese se volete farlo, a pagamento. Gesù di Nazareth, invece, è gratis. Incluso nel prezzo. Tipo la colazione in hotel.
Ho una proposta in merito: prendere quei soldi e quel tempo e destinarli ad altro. Per esempio all’educazione sessuo-affettiva. All’educazione digitale. All’educazione civica. All’educazione ambientale. All’educazione alimentare (sapete no, che 1 su 3 soffre di DCA? E che nei prossimi anni dovremo cambiare il nostro modo di mangiare sì?). Se proprio ci tenete, anche alla storia dellE religioni, per rendere più facile la convivenza e agevolare la conoscenza del diverso, invece della paura e del pregiudizio.
Poi, va da sé, le famiglie credenti saranno libere di mandare i propri figli ad approfondire presso le parrocchie, con la catechesi, l’Azione Cattolica, gli scout, ciò che più gradiscono. E le famiglie di altra confessione potranno fare altrettanto. E non mi si dica che questo violerebbe la libertà dei genitori di educare i propri figli come meglio ritengono, e che questo esporrebbe bambini e ragazzi alle fantomatiche teorie gender, perché inizio a imprecare in vernacolo stretto. D’altronde, a ogni minore, di qualunque genere, colore, confessione ed estrazione, serve sapere cosa sia il consenso: come si esercita, come si esprime, come si recepisce, e perché deve essere rispettato.
Ma poi ripenso alla cifra: 500kappa. Ma dove vogliamo andare. Di cosa stiamo parlando? Quante scuole ci sono in Italia? Quanto potrebbero ricevere? Cento euro lorde a istituto? Per farci cosa? Magari sbaglio, ma a me sembra sempre che ci prendano palesemente per il culo. Tutti. Anche quelli che esultano per 500kappa. E mi sembra che noi siamo lì, un po’ proni, ad abboccare a tutto, senza nemmeno avere il coraggio di dire: cazzo è, l’elemosina?
Andremo avanti come al solito: con l’iniziativa individuale dei docenti, che propongono autonomamente attività dedicate agli istituti in cui lavorano; e degli studenti, che invitano gli attivisti a parlare durante le occupazioni. Con i dirigenti scolastici più illuminati che creeranno occasioni d’incontro. Con una scuola pubblica che viaggerà a velocità diverse a seconda dei quartieri e dei territori. Con tante ore per parlare di Spirito Santo e bioetica (ma sempre con qualcuno nominato dalla Curia), e nessuna per parlare con questi ragazzi, ascoltare i loro dubbi, accompagnarli davvero.
Andremo avanti con incontri occasionali con psicologi e operatrici delle associazioni, con nulla di strutturato davvero, nella speranza che il poco che si riesce a fare sia meglio di niente. Del resto a Milano dicono così: piutost che nient, l’è mei piutost. Mi raccomando, ci sentiamo al prossimo caso di cronaca, per ribadire quanto serva l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole eh!
E intanto…blessed be the fruit.
Io osservo la questione sotto un’altra luce.
Premesso che, come giustamente sottolinei, la cifra in sè é ridicola e non avrebbe permesso in alcun caso la realizzazione di iniziative concrete, strutturali come necessario esse siano, il dirottarle verso altri lidi più affini é meramente un atto dimostrativo.
Dimostrativo dello spregio verso alcune tematiche da parte del Governo in carica, dimostrativo di un certo tipo di potere che fa perché può fare e ci tiene a fartelo sapere. Negare, sottraendole a posteriori, risorse ad una iniziativa di facciata come in fondo era questa, é l’ennesima dimostrazione del modus operandi di queste persone, che del resto ben riflette il linguaggio - fortunatamente per ora ancora solo politico - delle loro radici storiche.
Ed é questo che mi fa incazzare, molto più della possibile reale incidenza delle iniziative che beneficeranno di questi due spicci.
Un pezzo che dovrebbero leggere proprio tutti tutti! Non fa una piega.