Ti capisco e ti sono vicina. Vedere i propri genitori invecchiare ed ammalarsi è doloroso. Soprattutto per noi adultescenti che oltre ai capelli bianchi abbiamo molto poco in comune con gli adulti che loro erano alla nostra età. Soprattutto per noi che siamo cresciute con padri che erano rocce, vederli sgretolare piano piano è straziante. ❤️
Non sei sola. Io sono stata la prima nel mio gruppetto di amiche storiche a vedere il declino di un genitore: mio padre con l'Alzheimer, malattia iniziata proprio con piccoli segnali preoccupanti, malattia rifiutata inizialmente da mio padre e da tutta la famiglia e durata dodici anni dal momento della diagnosi fino alla sua morte. Purtroppo la vecchiaia è arrivata a bussare ad ogni porta e, dopo che io ho aperto il discorso purtroppo, ad ognuna delle mie amiche è toccata la sua sorte. Ognuna ora sta dietro, molto preoccupata e stanca (avendo pure un marito e due/tre figli ciascuna) ai problemi di salute dei propri genitori. Arrivare alla diagnosi per tuo padre può davvero aiutarvi. Non tanto per una cura che in alcuni casi non c'è, ma soprattutto per prepararsi ad un futuro meno incerto, ma senza dubbio più duro del presente. C'è però, come dici tu, la tenerezza a darci da immenso supporto nel prendersi cura di chi ci ha dato la vita. La tenerezza ed empatia verso un genitore ci può regalare momenti di profondo ed intenso affetto, gioia sincera nello stare insieme nonostante tutto, complicità e momenti di ritorno all'infanzia con ruoli ribaltati. Ti auguro che la diagnosi non sia troppo severa con voi. E ti auguro di trovare quella giusta consapevolezza nell'affrontare le cose senza ulteriore dramma al dramma e con un pizzico leggerezza che fa bene a tutti. Ridere se potete! Noi ridevamo insieme al bar dell'Alzheimer e a mio padre ha fatto bene ridere con noi ed altre persone al bar, e sentirsi ancora parte del mondo sociale
Da quarantaduenne figlia unica appena passata dal primo ricovero di un genitore ti mando un abbraccio. Mi sono commossa a leggerti, mi sono sentita vista, che è sempre una cosa preziosa.
Mi rivedo molto nelle tue parole. Quella sensazione di rottura a metà l’ho provata un giorno che non dimenticherò mai, uscendo da casa dei miei. Salutavo mia madre ormai fortemente debilitata dal cancro, un corpicino esile tra le mie braccia, e ho improvvisamente realizzato che di lì a poco non ci sarebbero più stati abbracci in cui, nonostante l’età, il vivere fuori casa da anni, il matrimonio, il primo figlio arrivato, potersi sentire ancora protetto.
É stata una frattura netta, come un vetro che si rompe senza ridursi in frantumi. Neanche dolorosa, o forse così dolorosa da non riuscire a provare nulla, se non la consapevolezza che questi eventi accadono, a tutti, e di poterne essere solo impotenti spettatori.
Sapessi quanti messaggi ho ricevuto che, come questo, tuo, mi hanno stretto lo stomaco nella morsa della verità. Forse è per questo che ho deciso di scrivere questo articolo. Per sentirci tutti, in qualche modo, meno soli. Perché c'è qualcosa di universale, in questo sentimento doloroso. Talmente doloroso da.
Mio papà ha 86 anni anni ed è sempre stato una forza della natura.
Continua ad aiutarmi in negozio, non vuole molare.
Ma la carta d'identità, ovvero la sua "malattia" come dice il suo medico di base, non fa sconti.
La confusione, la perdita di memoria breve, la rigidità nei movimenti, la forza che pian piano lo sta abbandonando sono ormai presenti da un po' di tempo. E io sono incazzata! MI fa rabbia...
IO per prima, dovrei comprendere ed accettare il corso delle cose, ma sembra quasi che, invece, mi incaponisca a non vedere tutto ciò.
Da un po' di tempo, conto fino a dieci prima di rispondergli e in quei dieci secondi mi ripeto stai calma, è il corso delle cose, non puoi cambiarle, il tuo papà non è più quello che era fino a poco tempo fa.
Anch'io non super ansiosa, e al minimo sintomo porto dal dottore, cerco su internet, elaboro diagnosi. IL 2024 è stato tutto un passare da un dottore all'altro, tra cataratta, visita otorino, neurologo, urologo,tac, risonanze, ecografie...
Il responso è stato sempre quello: carta di identità.
E anche questa volta ho pianto lacrime amare, pensando soprattutto a come farò quando inevitabilmente accadrà ai miei, che stanno a Taranto e io, ovviamente, a 800km di distanza. Come gestirò il tutto e come affronterò la rabbia che già oggi mi assale per la loro totale mancanza di volontà nel curarsi o quantomeno a farsi fare dei controlli. Ti capisco, ti sento, vedo e ti abbraccio. ❤️
Io non ho avuto molto tempo per prendermi cura di mia mamma,dopo averla trovata una mattina in casa sua riversa per terra senza senso,sono passati due mesi prima che se ne andasse. Due mesi che ringrazio il cielo di aver avuto,in cui mi sono spezzata quando mi hanno detto che non ce l' avrebbe fatta,mi sono frantumata quando l' ho vista soffrire come mai bisognerebbe vedere soffrire un essere umano,con tubi,sondine,mani e gambe legate,e in cui io non potevo fare nulla se non esserci sempre.l'ho vista lottare e quasi farcela,siamo state una cosa sola in quei due mesi io la accarezzavo tutta,cercavo come potevo di alleviare le sue sofferenze le parlavo tantissimo le ho detto quanto la amassi e quanto lo avessi sempre fatto (abbiamo passato la vita a litigare) mi ha risposto che lo sapeva,le ho detto che poteva andare che io non mi arrabbiavo,che non doveva farcela per forza. E così è stato. Se se ne fosse andata quella mattina in cui sono dovuta entrare in casa sua non avremmo avuto questo tempo per noi,per salutarci,per coccolarci fino alla fine.ho sentito tutto il peso della responsabilità della sua vita su di me,e da figlia inizialmente l' ho trovato ingiusto,poi ho capito che lei avrebbe voluto così,mi illudo di aver reso in parte le cure che lei ha dato a me per 39 anni,non ho avuto la fortuna o chissà,il peso di vederla invecchiare.è la mia storia.va bene così.ti abbraccio Stella
Ho letto questo commento il giorno in cui me l'hai lasciato. Non so cosa stessi facendo e mi sono ripromessa di risponderti appena fossi riuscita. Sono qui oggi. E oggi, come quel giorno, ho gli occhi lucidi. Mi prendo il tuo abbraccio, e te lo restituisco. Forte, se si può. <3
Ciao Stella, io sono Te. Sono stata Te. E lo sono ancora, per un genitore solo. L’altro, il mio preferito, l’ho accompagnato a casa fino all’ultimo respiro, con le cure palliative. E’ un lavoro mostruoso che io non faccio volentieri. Specialmente adesso, per il genitore due, capriccioso e malevolo. Per ogni cosa c’è la FIGLIA. C’è la MAMMA. C’è la SORELLA, C’è la ZIA, c’è la COMPAGNA. Sono un po’ stufa, io. Sento che tu sei piena di amore e tenerezza. Io mi sono stufata di stare accampata negli ospedali.
Sono d'accordo con Flavia. Prenditi cura anche di te. Non soccombere sotto le responsabilità tutte. Chi si è trovato nella posizione di care-giver sa quanta fatica comporti, quanto totalizzante possa diventare, quanto possa mancare il respiro in certi momenti. Tu ricordati di respirare. E ogni tanto di sganciarti da tutti quei ruoli che hai, da tutte le cose che sei. Un abbraccio.
Ciao Stella, proprio questo Natale ho pensato "basta andare a pranzo dai miei il 25", si vede che non ce la fanno più, il prossimo anno faccio tutto io. Ecco, questa è la mia prima rottura... Un forte abbraccio <3
Arrivo tardi. Che bello però che le cose vadano come devono andare, che chi si è preso cura di te in passato adesso ha bisogno di essere da te curato. Credo sia nell'ordine delle cose vedere il proprio genitore che da punto di riferimento piano piano lentamente si scolora e resta solo pallido accenno del passato, di quello che era. É atroce lo capisco, ma significa che possiamo capire la differenza perché la cura dei genitori verso di noi c'è stata ed ora non c'è più. C'è stata. Punti di riferimento lo sono stati. Li hai persi ma lo sono stati. Lo sono stati. Il dramma che ti lascia lì, preda di un dolore antico e familiare, è realizzare che - anche se adesso si esprime attraverso situazioni differenti, il tuo ruolo di genitore dei tuoi genitori continua. Sei sempre stata e sempre sarai : genitore dei tuoi genitori. Cura, presenza tutto a senso unico: da te verso di loro. Ma che vi devo dire ancora? Amare parole di una bambina mai stata bambina che lotta tra Alzheimer di genitore 1 e depressione di genitore 2. I miei fragili e perenni figli.
Ti capisco e ti sono vicina. Vedere i propri genitori invecchiare ed ammalarsi è doloroso. Soprattutto per noi adultescenti che oltre ai capelli bianchi abbiamo molto poco in comune con gli adulti che loro erano alla nostra età. Soprattutto per noi che siamo cresciute con padri che erano rocce, vederli sgretolare piano piano è straziante. ❤️
Non sei sola. Io sono stata la prima nel mio gruppetto di amiche storiche a vedere il declino di un genitore: mio padre con l'Alzheimer, malattia iniziata proprio con piccoli segnali preoccupanti, malattia rifiutata inizialmente da mio padre e da tutta la famiglia e durata dodici anni dal momento della diagnosi fino alla sua morte. Purtroppo la vecchiaia è arrivata a bussare ad ogni porta e, dopo che io ho aperto il discorso purtroppo, ad ognuna delle mie amiche è toccata la sua sorte. Ognuna ora sta dietro, molto preoccupata e stanca (avendo pure un marito e due/tre figli ciascuna) ai problemi di salute dei propri genitori. Arrivare alla diagnosi per tuo padre può davvero aiutarvi. Non tanto per una cura che in alcuni casi non c'è, ma soprattutto per prepararsi ad un futuro meno incerto, ma senza dubbio più duro del presente. C'è però, come dici tu, la tenerezza a darci da immenso supporto nel prendersi cura di chi ci ha dato la vita. La tenerezza ed empatia verso un genitore ci può regalare momenti di profondo ed intenso affetto, gioia sincera nello stare insieme nonostante tutto, complicità e momenti di ritorno all'infanzia con ruoli ribaltati. Ti auguro che la diagnosi non sia troppo severa con voi. E ti auguro di trovare quella giusta consapevolezza nell'affrontare le cose senza ulteriore dramma al dramma e con un pizzico leggerezza che fa bene a tutti. Ridere se potete! Noi ridevamo insieme al bar dell'Alzheimer e a mio padre ha fatto bene ridere con noi ed altre persone al bar, e sentirsi ancora parte del mondo sociale
Mi hai commossa. Tanto. Un abbraccio.
Da quarantaduenne figlia unica appena passata dal primo ricovero di un genitore ti mando un abbraccio. Mi sono commossa a leggerti, mi sono sentita vista, che è sempre una cosa preziosa.
Mi rivedo molto nelle tue parole. Quella sensazione di rottura a metà l’ho provata un giorno che non dimenticherò mai, uscendo da casa dei miei. Salutavo mia madre ormai fortemente debilitata dal cancro, un corpicino esile tra le mie braccia, e ho improvvisamente realizzato che di lì a poco non ci sarebbero più stati abbracci in cui, nonostante l’età, il vivere fuori casa da anni, il matrimonio, il primo figlio arrivato, potersi sentire ancora protetto.
É stata una frattura netta, come un vetro che si rompe senza ridursi in frantumi. Neanche dolorosa, o forse così dolorosa da non riuscire a provare nulla, se non la consapevolezza che questi eventi accadono, a tutti, e di poterne essere solo impotenti spettatori.
Sapessi quanti messaggi ho ricevuto che, come questo, tuo, mi hanno stretto lo stomaco nella morsa della verità. Forse è per questo che ho deciso di scrivere questo articolo. Per sentirci tutti, in qualche modo, meno soli. Perché c'è qualcosa di universale, in questo sentimento doloroso. Talmente doloroso da.
Quanta verità nelle tue parole!
Mio papà ha 86 anni anni ed è sempre stato una forza della natura.
Continua ad aiutarmi in negozio, non vuole molare.
Ma la carta d'identità, ovvero la sua "malattia" come dice il suo medico di base, non fa sconti.
La confusione, la perdita di memoria breve, la rigidità nei movimenti, la forza che pian piano lo sta abbandonando sono ormai presenti da un po' di tempo. E io sono incazzata! MI fa rabbia...
IO per prima, dovrei comprendere ed accettare il corso delle cose, ma sembra quasi che, invece, mi incaponisca a non vedere tutto ciò.
Da un po' di tempo, conto fino a dieci prima di rispondergli e in quei dieci secondi mi ripeto stai calma, è il corso delle cose, non puoi cambiarle, il tuo papà non è più quello che era fino a poco tempo fa.
Anch'io non super ansiosa, e al minimo sintomo porto dal dottore, cerco su internet, elaboro diagnosi. IL 2024 è stato tutto un passare da un dottore all'altro, tra cataratta, visita otorino, neurologo, urologo,tac, risonanze, ecografie...
Il responso è stato sempre quello: carta di identità.
E la tristezza avanza
La rabbia è sempre la prima risposta. Che poi sarebbe la paura. E poi intervengono la consapevolezza, la tenerezza. Però non è facile. Per un cazzo.
Ti abbraccio.
E anche questa volta ho pianto lacrime amare, pensando soprattutto a come farò quando inevitabilmente accadrà ai miei, che stanno a Taranto e io, ovviamente, a 800km di distanza. Come gestirò il tutto e come affronterò la rabbia che già oggi mi assale per la loro totale mancanza di volontà nel curarsi o quantomeno a farsi fare dei controlli. Ti capisco, ti sento, vedo e ti abbraccio. ❤️
Pure io <3
Io non ho avuto molto tempo per prendermi cura di mia mamma,dopo averla trovata una mattina in casa sua riversa per terra senza senso,sono passati due mesi prima che se ne andasse. Due mesi che ringrazio il cielo di aver avuto,in cui mi sono spezzata quando mi hanno detto che non ce l' avrebbe fatta,mi sono frantumata quando l' ho vista soffrire come mai bisognerebbe vedere soffrire un essere umano,con tubi,sondine,mani e gambe legate,e in cui io non potevo fare nulla se non esserci sempre.l'ho vista lottare e quasi farcela,siamo state una cosa sola in quei due mesi io la accarezzavo tutta,cercavo come potevo di alleviare le sue sofferenze le parlavo tantissimo le ho detto quanto la amassi e quanto lo avessi sempre fatto (abbiamo passato la vita a litigare) mi ha risposto che lo sapeva,le ho detto che poteva andare che io non mi arrabbiavo,che non doveva farcela per forza. E così è stato. Se se ne fosse andata quella mattina in cui sono dovuta entrare in casa sua non avremmo avuto questo tempo per noi,per salutarci,per coccolarci fino alla fine.ho sentito tutto il peso della responsabilità della sua vita su di me,e da figlia inizialmente l' ho trovato ingiusto,poi ho capito che lei avrebbe voluto così,mi illudo di aver reso in parte le cure che lei ha dato a me per 39 anni,non ho avuto la fortuna o chissà,il peso di vederla invecchiare.è la mia storia.va bene così.ti abbraccio Stella
Ho letto questo commento il giorno in cui me l'hai lasciato. Non so cosa stessi facendo e mi sono ripromessa di risponderti appena fossi riuscita. Sono qui oggi. E oggi, come quel giorno, ho gli occhi lucidi. Mi prendo il tuo abbraccio, e te lo restituisco. Forte, se si può. <3
Grazie Stella ti stringo ❤️
Ciao Stella, io sono Te. Sono stata Te. E lo sono ancora, per un genitore solo. L’altro, il mio preferito, l’ho accompagnato a casa fino all’ultimo respiro, con le cure palliative. E’ un lavoro mostruoso che io non faccio volentieri. Specialmente adesso, per il genitore due, capriccioso e malevolo. Per ogni cosa c’è la FIGLIA. C’è la MAMMA. C’è la SORELLA, C’è la ZIA, c’è la COMPAGNA. Sono un po’ stufa, io. Sento che tu sei piena di amore e tenerezza. Io mi sono stufata di stare accampata negli ospedali.
Sono d'accordo con Flavia. Prenditi cura anche di te. Non soccombere sotto le responsabilità tutte. Chi si è trovato nella posizione di care-giver sa quanta fatica comporti, quanto totalizzante possa diventare, quanto possa mancare il respiro in certi momenti. Tu ricordati di respirare. E ogni tanto di sganciarti da tutti quei ruoli che hai, da tutte le cose che sei. Un abbraccio.
Hai tutto il diritto di esserlo,prenditi cura anche di te stessa
Ciao Stella, proprio questo Natale ho pensato "basta andare a pranzo dai miei il 25", si vede che non ce la fanno più, il prossimo anno faccio tutto io. Ecco, questa è la mia prima rottura... Un forte abbraccio <3
anche a te <3
Se succede a Bruce può succedere a tutti❤️
Ti capisco e ti abbraccio forte. Molto forte. Che essere figlie, femmine, a volte è un lavoro ingrato, ma bellissimo. ❤️
lucciconi.
Tanti cuori Stella 💗💗💗
Ti capisco e ti abbraccio ❤️
Arrivo tardi. Che bello però che le cose vadano come devono andare, che chi si è preso cura di te in passato adesso ha bisogno di essere da te curato. Credo sia nell'ordine delle cose vedere il proprio genitore che da punto di riferimento piano piano lentamente si scolora e resta solo pallido accenno del passato, di quello che era. É atroce lo capisco, ma significa che possiamo capire la differenza perché la cura dei genitori verso di noi c'è stata ed ora non c'è più. C'è stata. Punti di riferimento lo sono stati. Li hai persi ma lo sono stati. Lo sono stati. Il dramma che ti lascia lì, preda di un dolore antico e familiare, è realizzare che - anche se adesso si esprime attraverso situazioni differenti, il tuo ruolo di genitore dei tuoi genitori continua. Sei sempre stata e sempre sarai : genitore dei tuoi genitori. Cura, presenza tutto a senso unico: da te verso di loro. Ma che vi devo dire ancora? Amare parole di una bambina mai stata bambina che lotta tra Alzheimer di genitore 1 e depressione di genitore 2. I miei fragili e perenni figli.